Physical Address
304 North Cardinal St.
Dorchester Center, MA 02124
L’arrivo in Italia di olio di oliva straniero ha raggiunto nel 2011 il suo massimo storico, a quota 584mila tonnellate, superando la produzione nazionale, in calo a 483mila tonnellate. Il dato emerge da un’analisi presentata oggi da Coldiretti, Symbola e Unaprol. “Oggi la maggior parte delle bottiglie di olio in vendita provengono da olive straniere senza che questo sia sempre chiaro ai consumatori”, denunciano. L’Italia è il primo importatore mondiale di olio: per il 74% dalla Spagna, 15% dalla Grecia e 7% dalla Tunisia. Nel 2011 – evidenzia la Coldiretti – si è dunque verificato un ulteriore aumento del 3% nelle importazioni di olio di oliva dall’estero, che sono quasi triplicate negli ultimi 20 anni (+163%), sommergendo di fatto la produzione nazionale, peraltro quasi sufficiente a coprire i consumi nazionali. “Gli oli di oliva importati in Italia vengono infatti mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri, dove sono state esportate 364mila tonnellate nel 2011″. “E’ scandaloso che in un Paese come l’Italia, che ha conquistato primati mondiali nella qualità dell’extravergine i cittadini siano costretti a consumare, con l’inganno, prodotti scadenti ottenuti spesso mescolando prodotti di origine diversa”, dice il presidente della Coldiretti Sergio Marini. Sotto accusa anche la mancanza di trasparenza, visto che quattro bottiglie di olio extravergine su 5 in vendita in Italia contengono miscele di diversa origine. Nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella maggioranza dei casi, leggere la dicitura ‘miscele di oli di oliva comunitari’, ‘miscele di oli di oliva non comunitari’ o ‘miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari’, obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. L’attacco all’olio italiano – concludono Coldiretti, Symbola e Unaprol – mette a rischio un patrimonio ambientale con oltre 250 milioni di piante sul territorio nazionale, che garantiscono un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative all’anno e un fatturato di 2 miliardi di euro”.
Intanto Coldiretti, insieme a Fondazione Symbola e Unaprol, hanno presentato il testo di una proposta di legge che punta a cambiare le regole della commercializzazione a tutela dei consumatori e della reale concorrenza tra le imprese, in grado di preservare l’autenticità del prodotto, la veridicità della provenienza territoriale e la trasparenza delle informazioni. Diversi i campi d’azione della proposta di legge, a partire dall’etichetta che dovrà indicare l’origine dell’olio con una scritta alta non meno di 1,5 centimetri, riportando la dicitura ‘miscele’ nel caso si tratti di oli estratti in un altri Paesi. Banditi i simboli che possono ingannare il consumatore sulla provenienza geografica delle materie prime mentre, per evitare il rischio frodi è stato individuato un parametro per classificare la qualità dell’olio che dovrà avere un contenuto in etil esteri minore o uguale a 30 mg/Kg; un valore elevato, infatti, è indice di fermentazione e di cattiva conservazione delle olive. Per garantire, infine, la qualità dell’olio d’oliva servito nei ristoranti è stato previsto anche un apposito tappo anti-rabbocco, per evitare il rischio che la bottiglia di extravergine possa essere ‘allungata’ o riempita con prodotti che non hanno nulla a che vedere con quello originario.