Pesca: Damanaki, più risorse a Paesi in linea con la riforma


I Paesi europei che meglio sapranno adeguarsi alla nuova riforma della politica comune della pesca potranno beneficiare di una dotazione economica maggiore. E’ il messaggio lanciato oggi dalla Commissaria europea per la Pesca, Maria Damanaki, presso le Commissioni Agricoltura e Politiche dell’Unione europea di Camera e Senato, giunta a Roma per confrontarsi sul negoziato della Politica comune pesca (Pcp). Una sorta di ‘road show’ per mettere a punto le criticità della riforma 2014-2020 che cambierà i connotati del settore ittico. “Il fondo per la pesca avrà una dotazione di circa 1 miliardo l’anno per un totale di 6,5 miliardi – ha detto Damanaki – l’Italia nel passato ha avuto 60-70 mln l’anno, speriamo di aumentare questa cifra ma abbiamo bisogno di cooperare in maniera positiva con il vostro governo”. La parola d’ordine, per la Commissaria è “perseguire la riforma”, su cui ha assicurato un periodo di transizione, introducendola con gradualità. Una riforma su cui però sono molte le perplessità dell’Italia, essendo orientata più per i mari del Nord che per il Mediterraneo, come ha sottolineato il presidente della Commissione agricoltura della Camera, Paolo Russo.
“La pesca artigianale, con la sua dimensione mediterranea trova nella riforma della politica comune solo una parziale risposta alle proprie esigenze”, ha fatto notare il presidente della commissione Agricoltura della Camera, Paolo Russo alla Commissaria europea Damanaki, sottolineando l’esigenza di salvaguardare le varie specificità territoriali. Tre, in particolare, sono i punti critici della Pcp secondo Russo: le concessioni di pesca trasferibili, con il rischio che si concentrino in poche aziende o che diventino strumenti di speculazione finanziaria; l’applicazione del divieto dei rigetti in mare con ricadute onerose per le piccole e medie imprese e le organizzazioni di produttori. “La priorità della pesca italiana – ha aggiunto Russo – è che si tenga conto delle specificità locali con procedure chiare e idonee a definire gli ambiti di responsabilità dei diversi livelli istituzionali e che si individuino politiche integrate per lo sviluppo che tengano conto della sostenibilità sociale ed economica del settore, oltre che di quella ambientale”. Il presidente ha concluso sulla necessità di avere strumenti per incentivare la capacità dei pescatori di stare sul mercato e competere in condizioni adeguate, anche alla luce delle liberalizzazioni degli scambi commerciali di prodotti della pesca con paesi terzi.(ANSA).

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