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Confagricoltura Piacenza esprime una ferma condanna a quanto sta avvenendo nel comparto del pomodoro. “Una trattativa protratta ad oltranza, condotta in contemporanea su più tavoli, con il solo risultato, comune denominatore, di penalizzare oltremodo gli agricoltori” – evidenzia Enrico Chiesa, Presidente di Confagricoltura Piacenza. “Le Organizzazioni dei Produttori devono essere ferme nel tutelare gli interessi di chi rappresentano – rincara Enrico Chiesa – e non sembra lo stiano facendo a sufficienza. Gli agricoltori non possono, in questo momento, vedersi cambiare le carte in tavola con accordi che peggiorano tempi di pagamento, parametri qualitativi e definiscono prezzi svincolati dai costi produttivi”. L’amaro commento, dopo le trattative di ieri tra le OP ed i rappresentanti di AIIPA che si sono chiuse con un sostanziale nulla di fatto e dopo il primo accordo di lunedì, sottoscritto da Confapi con le OP. “Quell’accordo vede una decurtazione del 10% del prezzo di riferimento rispetto all’anno prima – evidenzia Giovanni Lambertini, Presidente della sezione di Prodotto Pomodoro da Industria di Confagricoltura Piacenza – siamo ampiamente sotto la soglia di marginalità, anche alla luce dell’aumento di costi del 10% rispetto lo scorso anno”. Ad un prezzo di riferimento già di per sé non remunerativo (85 euro/tonnellata) e significativamente inferiore a quello dell’anno precedente, si affianca una modifica della tabella di valutazione della qualità ulteriormente peggiorativa (che lo abbassa complessivamente ad 80 euro/tonnellata base 100). “Come se non bastasse – sottolinea Chiesa – si è sottoscritto un prolungamento di ulteriori 50 giorni in più dei tempi di pagamento, in netta contrapposizione anche con la legislazione nazionale sta progressivamente imponendo pagamenti a 30 giorni”. “Il cedimento che le OP hanno avuto sui tempi di pagamento e sulla tabella qualitativa – rincara Lambertini – vanifica i risultati ottenuti da anni di trattative e sui quali si era ottenuta una convergenza di tutta la filiera del pomodoro. Una trattativa seria – prosegue Lambertini – si doveva condurre in ogni modo tenendo conto dei costi di produzione, invece sul prezzo si continua a tergiversare mettendo mano ad altri fattori. Non è pensabile che tutti gli anni si proponga di rivedere quello che dovrebbe essere uno strumento tecnico: un insieme di parametri oggettivi che determinano la qualità delle produzioni. Le tabelle non possono essere modificate in funzione della congiuntura economica”. “Sono state avanzate proposte non condivisibili né nel metodo né nel merito. – Rileva Chiesa – Le Op, oltretutto, hanno disatteso le indicazioni dell’assemblea di produttori di Confagricoltura Piacenza che aveva richiesto una contrazione delle superfici del 25%. Rinunciando alla leva delle superfici – conclude Chiesa – le Organizzazioni di Produttori si sono trovate in una posizione contrattuale estremamente debole. Ci appelliamo alle OP perché riprendano in mano la situazione: diversi produttori potrebbero scegliere di rinunciare agli investimenti del settore”.