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E’ stata massiccia la presenza di agricoltori di Coldiretti Emilia Romagna in piazza Montecitorio a Roma. A fianco degli agricoltori emiliano romagnoli c’erano amministrato di 70 comuni in rappresentanza delle 196 amministrazioni comunali che nella nostra regione hanno approvato un ordine del giorno in difesa del made in Italy.
A fianco degli agricoltori erano presenti associazioni dei consumatori, degli ambientalisti, semplici cittadini per esprimere la propria contrarietà ai falsi prodotti di Stato.
In piazza, il presidente nazionale di Coldiretti ha infatti portato la Caciotta e il Pecorino prodotti completamente in Romania da una società partecipata dello Stato italiano. Un esempio eclatante in cui lo Stato favorisce la delocalizzazione e fa concorrenza agli italiani sfruttando il valore evocativo del marchio Made in Italy che è il principale patrimonio del Paese ma è spesso banalizzato, usurpato, contraffatto e sfruttato. Il Pecorino e la Caciotta – spiega la Coldiretti – sono alcuni dei prodotti realizzati in Romania da Lactitalia Srl con latte rumeno ma commercializzati con nomi e immagini che evocano e sfruttano l’italianità. Lactitalia è una società partecipata dalla Simest, società per azioni controllata dal Ministero dello Sviluppo Economico. In Emilia Romagna, oltre ai 196 comuni, anche la Regione, 8 province, Camere di Commercio, consorzi di tutela, organizzazioni sindacali, per un totale di 232 enti, hanno approvato delibere – sottolinea la Coldiretti – in cui viene sancito l’impegno, “con particolare riferimento all’operato della finanziaria pubblica Simest che dipende dal Ministero dello Sviluppo Economico, ad intraprendere iniziative per impedire l’uso improprio di risorse pubbliche per la commercializzazione sui mercati esteri di prodotti di imitazione Italian sounding, a favore, invece, della promozione dell’autentico Made in Italy”. In particolare “si fa riferimento all’”utilizzo improprio di risorse pubbliche da parte della “Società italiana per le imprese all’Estero – Simest s.p.a.” (società finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all’estero controllata dal Ministero dello sviluppo economico) destinate a finanziare direttamente o indirettamente la produzione o la distribuzione di prodotti alimentari che non hanno nulla a che fare con il tessuto produttivo del Paese. Le operazioni di sostegno dell’Italian sounding, da parte della Simest – commenta Coldiretti – determinano danni gravi in quanto bloccano ogni potenzialità di crescita delle imprese italiane a causa della “saturazione”del mercato con prodotti che richiamano qualità italiane senza essere di origine nazionale, impedendo ai consumatori di effettuare una corretta comparazione sulla base della diversa qualità e convenienza con prodotti autentici del Made in Italy”. Non può essere taciuto che il sostegno di Simest si indirizza ad investimenti in attività di delocalizzazione che oltre a costituire occasioni di concorrenza sleale ai prodotti italiani sottraggono colpevolmente opportunità di lavoro ed occupazione al sistema Italia”.