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Il governo brasiliano minaccia di salvaguardare il vino locale imponendo per otto anni limiti di quote o super tassando le importazioni dall’Italia e dall’Europa che stanno vivendo un grande boom nel Paese, diventato un eldorado consumistico grazie all’ex presidente Lula. Il consumo di vino in Brasile fa salti in avanti in un anno del 21%. Fra il 2006 e il 2010 le importazioni di vini dall’Italia sono aumentate de 56%. Il Brasile ha speso quasi 30 milioni di dollari nell’import di vino nei primi due mesi di quest’anno. Da qui la necessità di arginare l’invasione dei vini europei. La proposta di salvaguardia viene dai “veneti” del Rio Grande do Sul, un’enclave dell’immigrazione italiana iniziata nel 1875, che ha trasformato le colline della Serra Gaucha di Caxias do Sul, Garibaldi e Bento Gonçalves, in enormi splendidi vigneti. Ma la produzione brasiliana è salita nello stesso periodo 2006-10 di appena il 3%. La presidente brasiliana Dilma Rousseff ha ascoltato le lagnanze dei produttori locali durante la recente Festa dell’Uva di Caxias do Sul e si è subito dimostrata sensibile al reclamo. Il ministero dello Sviluppo, industria e commercio estero ha iniziato un’indagine che dovrà durare cinque mesi prima di sancire eventuali barriere alle importazioni, ma ha già fatto capire che “ci sono indizi sufficienti che la crescita delle importazioni di vino stanno causando un danno grave all’industria nazionale”. Le importazioni che verranno più danneggiate sono la cilena, l’italiana, la francese e la portoghese. L’import dall’Argentina e dall’Uruguay è tutelato dall’accordo Mercosud. Oggi l’imposta d’importazione brasiliana sul vino fino è del 27%. L’Abba, associazione che riunisce 130 importatori, contesta l’indagine preliminare affermando che i vini di qualità importati devono vedersela con solo il 15 per cento della produzione brasiliana, impostata su vini da tavola. Tra il 2009 e il 2011 le importazioni annuali di vino rosso sono cresciute da quasi 55 milioni di bottiglie a 71,7 milioni. Nel 2011 l’import totale di vini di qualità ha avuto una fetta del 78,8% di un mercato brasiliano di 92,2 milioni di litri. “La protezione è necessaria per permettere che il settore nazionale guadagni competitività e cresca in forma equilibrata con le importazioni – osserva Carlos Pavani, dell’Istituto Brasiliano del Vino (Ibravin) – La richiesta dei produttori è che la salvaguardia sia applicata per tre anni, prorogabili per altri cinque. In questi otto anni il settore promette di duplicare i vigneti nelle regioni del Rio Grande do Sul, Santa Catarina e nel Rio S.Francisco. Nello stesso tempo i5 mila ettari a vigna in mano ai veneti della Sera Gaucha saranno modernizzati e qualificati”. La moneta brasiliana real, supervalutata, fa in modo che i vini italiani diventino concorrenti di quelli brasiliani che sono prodotti a caro prezzo, in una fascia di poco inferiore ai 10 euro. Dati del 2010 mostrano una perdita superiore al 10% della produzione locale rispetto al vino importato. (di Oliviero Pluviano – ANSA)