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L’Italia e’ il paese piu’ caro d’Europa anche per il mangime dei suini che, nel 2011, ha raggiunto il costo record di oltre 36 euro al quintale, contro i 28 euro circa di danesi e olandesi, i 26 euro di tedeschi e francesi, i 29 euro dei polacchi, i 30 euro e mezzo degli irlandesi, i 27 euro degli ungheresi o i 29 euro degli spagnoli. Fra il 2010 e il 2011 – spiega Coldiretti Lombardia su dati Anas (associazione nazionale allevatori suini) – i prezzi medi sono aumentai di 8 euro al quintale, con un aggravio di oltre il 29 per cento. E’, in proporzione, come se nella spesa delle famiglie di tutti i giorni, nell’arco di un anno un chilo di petto di pollo aumentasse dagli attuali 8,90 euro (fonte smsconsumatori) a quasi 12 euro, oppure un chilo fettine di bovino passasse da 14,45 euro a quasi 19, oppure le arance da 1,75 a quasi 2,28 euro al chilo.
“Sui costi del foraggio – spiega Andrea Cristini, allevatore di Isorella (Brescia) e presidente Anas – hanno influito: le quotazioni in crescita di mais e soia, il prezzo della benzina, visto che la maggior parte dei trasporti avviene su gomma, e infine la polverizzazione del mercato che non permette la movimentazione in blocco di grandi quantita’ di mangime con una maggiore economia sui costi finali”. All’estero invece molti trasporti avvengono su chiatte per via fluviale, la benzina costa di meno e il pasto degli animali comprende anche scarti dell’industria agroalimentare, manioca, tapioca e olio di frittura usato. “I nostri animali in Italia sono alimentati con prodotti nobili e non con scarti di lavorazione di qualche industria – spiega Marco Lunati, allevatore di suini a Mairago (Lodi) e consigliere nazionale Anas – I foraggi che usiamo sono indicati dai disciplinari dei prosciutti Dop e garantiscono la massima qualita’ e sicurezza ai consumatori ed e’ anche per questo che da noi la razione alimentare degli animali costa di piu’”.Il ruolo dei Consorzi agrari d’Italia – spiega Coldiretti Lombardia – e’ quindi strategico per una miglior gestione del mercato e degli acquisti di sementi e foraggi, anche per un settore come quello suinicolo che in 5 anni ha perso 140 mila scrofe e la capacita’ di allevare 3 milioni di suini all’anno a fronte di un aumento delle importazioni dall’estero.(AGI)