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Adda Onlus, Agriventure, Fondazione Arare, Confagricoltura e Comunità di Sant’Egidio hanno firmato un protocollo d’intesa per avviare un progetto di intervento umanitario per sostenere le popolazioni del Corno d’Africa.
Il progetto è stato presentato oggi alla stampa, nella sede della Comunità di sant’Egidio, da Federico Vecchioni (Agriventure e Fondazione Arare), Mario Guidi (Confagricoltura), Rodolfo Garbellini (Adda Onlus), Marco Impagliazzo (Comunità di Sant’Egidio).
Nei prossimi mesi, con le risorse messe a disposizione dai protagonisti di questa iniziativa ed attraverso i volontari della Comunità di Sant’Egidio, verrà attivato un soccorso alimentare di emergenza per rispondere all’immediato bisogno di cibo delle popolazioni e, successivamente, inizierà la realizzazione di infrastrutture permanenti per migliorare il loro livello di vita.
L’intervento si concentrerà in due aree del Nord del Kenya: il distretto di East Pokot, con 13 mila abitanti, e la zona sudorientale del lago Turkana dove vivono circa 50 mila persone. Territori in grande difficoltà, che accolgono anche popolazioni di rifugiati dalle vicine aree di Etiopia e Somalia in cui imperversa una dolorosa fase di instabilità ed è impossibile intervenire direttamente con iniziative umanitarie.
Il progetto si concretizzerà nell’acquisto di derrate alimentari che verranno distribuite alle popolazioni bisognose. Il tutto attraverso volontari della Comunità e la rete missionaria locale. In una seconda fase si procederà alla realizzazione di investimenti, dalla creazione di orti e piccoli allevamenti, alla costruzione di pozzi, e contemporaneamente verrà avviata l’attività di formazione di base per favorire la produzione agricola.
“Si tratta – hanno commentato i protagonisti di questa iniziativa – di venire incontro, innanzitutto, alle esigenze immediate di un popolo in grande difficoltà. Ma in prospettiva il nostro progetto mira a far crescere l’agricoltura in quelle aree. Grazie al trasferimento di risorse, ma soprattutto di know how, sarà possibile aumentare la produzione agricola che servirà a sostenere le popolazioni locali ed a garantire reddito e sviluppo dove oggi ci sono fame e povertà. Un esempio concreto di quanto il settore primario può fare per la crescita del pianeta, partendo dai Paesi meno fortunati.”